Le Ville Venete scrivono ai candidati alla presidenza della Regione Veneto - Lettera aperta

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Lettera aperta

 

Ai Signori Candidati

alla Presidenza della Regione del Veneto

 

Egregi Signori Candidati,

 

scrivo a nome dell'Associazione Ville Venete, del Consiglio e dei nostri numerosi Associati, ma credo di interpretare il pensiero di tutti coloro che possiedono una Villa Veneta, oltre quattromila famiglie di proprietari che si stanno chiedendo se Stato e Regioni intendano davvero preservare il patrimonio culturale della Nazione o invece desiderino farne strame.

La Regione Veneto da alcuni anni dà voce e promuove le Ville Venete e di questo siamo lieti; ma non possiamo oggettivamente affermare che quanto realizzato sia sufficiente, evidenziando piuttosto che ci siamo trovati a volte di fronte a scelte arbitrarie e controproducenti rispetto al fine dichiarato, ovvero le reali necessità e gli obbiettivi afferenti la tutela e la valorizzazione delle Ville.

Le Ville Venete rappresentano il tessuto connettivo del Veneto e, senza tema di smentita, possono considerarsi uno tra i maggiori, se non il maggior giacimento culturale del mondo, sia per vastità dei territori ove sono insediate (due intere regioni), che per i valori artistici, architettonici, paesaggistici, culturali ed eno-gastronomici che rappresentano.

Dunque le Ville Venete sono, a tutti gli effetti, una grande risorsa culturale ed economica. Ma se da un lato i proprietari delle maggiori Ville hanno inteso aprirle al pubblico, Case dal fascino unico, capaci di interpretare una domanda internazionale di turismo del tutto inedito e particolare, per contro le Istituzioni nazionali e gli enti locali ancora faticano a cogliere la vera portata del progetto, attuando a volte scelte che sembrano volerlo vanificare.

La revisione del Catasto appare del tutto insufficiente nel definire e classificare le Ville Venete e le Dimore Storiche italiane. Da quanto si riesce oggi a dedurre le modalità e le aliquote indicate nel documento legislativo porterebbero ad una tassazione degli immobili storici tale da obbligare i proprietari ad abbandonarli non avendo le risorse per pagare le tasse e allo stesso tempo manutenerli.

Provvedimenti e imposte locali appaiono sproporzionati e senza logica.. Sono la conseguenza ultima di un atteggiamento errato e autolesionista nei confronti dei Beni Culturali, in contraddizione con lo stesso articolo 9 della Costituzione, che obbliga invece lo Stato a tutelare i propri Beni Culturali in quanto Bene Comune, appartenente alla memoria della nostra storia e alle nostre radici culturali. E d'altra parte questo Bene Culturale patisce ancora diffidenze stereotipate e trite che portano la politica ad un atteggiamento di chiusura, anziché perseguire la collaborazione con i privati.

Serve una cultura del dialogo tra pubblico e privato. Servono elementari regole di buon senso, quelle del buon padre di famiglia, e i rudimenti, quelli basilari, del marketing. Servono tavoli di incontro a livello ministeriale e regionale: da una parte i privati che conoscono le buone pratiche, dall'altra il legislatore, i politici, gli amministratori pubblici.

Come è possibile tassare senza un criterio adeguato dimore che vanno dai mille ai quindicimila metri quadri, con parchi da uno a quaranta ettari? Perché non poter detrarre dalle tasse le costosissime manutenzioni ordinarie e straordinarie annue regolarmente documentate? Come dimenticare che il proprietario occupa minime porzioni della dimora, lasciando vuote centinaia, a volte migliaia di metri quadri, che continuano a essere tassate (ai fini della tassa rifiuti, tasi, imu) per consumi e per rifiuti che non producono? Non è forse chiaro che abitare significa mantenere vivo il bene? Perché, pur con regole certe, queste Case, il cui valore aggiunto sta nel proprio Genius Loci, per poche camere disponibili all'ospitalità turistica dovrebbero adeguarsi alle modalità di un qualunque, pur efficiente albergo, perdendo gran parte del loro fascino? Anzi, come pretendere che immobili vincolati, in quanto tali immodificabili, possano essere modificati per rispettare stringenti prescrizioni indispensabili per gli hotel, prive di senso nell'ospitalità extra alberghiera? Perché la Regione e i Comuni non valorizzano le Ville del loro territorio con un'adeguata segnaletica culturale di colore marrone? Perché i comuni non rispettano i coni visuali delle Ville vincolate, accanendosi spesso in uno stillicidio di azioni tutt'intorno che ne deturpano irreparabilmente il paesaggio originario?

Ville aperte al turismo: grazie alla nostra Associazione queste Case vedono oggi promuovere un brand inequivocabile, VILLE VENETE appunto, un portale che le descrive minuziosamente aggiornandone l'offerta, una società di servizi che sviluppa una costante attività di marketing, un partner commerciale, un tour operator internazionale, che le commercializza grazie a migliaia di punti vendita nel mondo. Le Ville Venete per la prima volta si affacciano concretamente all'opportunità di fare rete e di diventare "destinazione turistica", intuendo di poter emulare i primati dei cugini francesi della Loira (7 milioni e mezzo di visitatori l'anno, un miliardo di fatturato con l'indotto - parliamo di 27 castelli-museo, le Ville Venete-museo sono più del doppio; equiparabile invece – alcune centinaia - è il numero di Ville destinate all'accoglienza alberghiera ed extra alberghiera).

I castelli francesi hanno uno Stato che li sostiene – viabilità, segnaletica, leggi sul turismo mirate, fiscalità equa; noi abbiamo uno Stato che non fa nulla di tutto questo. Eppure sarebbe così semplice: un lavoro che parte dall'esperienza diretta, nessuna richiesta di vantaggi, solo la messa a punto di quanto appare utile e necessario per lasciar fiorire un'economia di tipo sostenibile che, grazie alle Ville, vedrebbe in poco tempo un'importante crescita dell'intero territorio regionale.

Chi governerà la Regione non potrà non tenere conto che l'indotto generato dalle Ville Venete significa molti nuovi posti di lavoro, impiego soprattutto giovanile, un'ulteriore valorizzazione dei settori agroalimentare e artigianale e la difesa e la valorizzazione di valori immateriali primari imprescindibili per una nazione moderna e una democrazia compiuta: cultura, bellezza, paesaggio, il Bene Comune.

E il Veneto potrà divenire il riferimento per tutta la nazione sul tema del buon governo dei beni culturali.

 

Alberto Passi

Presidente Associazione Ville Venete

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