«Ville, palazzi e castelli La tassazione sia equa»
«Caro Presidente Renzi...». Colloquiale l'inizio della lettera spedita al premier dall'Associazione Ville Venete. Poi, si chiariscono i nodi che vanno sciolti per continuare a fare vivere un patrimonio inestimabile e anche «per liberare il campo da equivoci» riportando il dibattito nei confini «dell'obiettività di giudizio». Oggetto della lettera, firmata da Alberto Passi, presidente dell'Associazione, è la Legge Stabilità, le cui anticipazioni sul riconoscimento di esenzioni Imu e Tasi per la prima casa anche a palazzi, castelli e ville vincolate «hanno causato un'alzata di scudi».
Passi annota «il primo equivoco», quello, cioé, di «confondere i castelli e le ville vincolate con gli immobili di lusso». E spiega che castelli e ville sono vincolati perché di interesse collettivo, un immobile di lusso interessa solo il suo proprietario; «castelli e ville vincolati rivestono un valore storico-culturale, il lusso ha principalmente valore economico». Ecco perché, secondo l'Associazione Ville Venete, «corre una bella differenza tra una villa moderna all'Argentario o in Costa Smeralda e una dimora vincolata del 1500 isolata nella campagna toscana o marchigiana; così pure un grattacielo in classe energetica "AAA" a Milano non è un palazzo storico del 1300». Eppure, rincara Passi, «moderno e antico, cultura ed economia sono indifferenti per il Catasto: una Villa Veneta (patrimonio Unesco perché progettata da Palladio) viene accatastata come "A8", come una villa privata con piscina riscaldata e sauna a Courmayeur». Di qui la necessità di distinguere tali beni ai fini dell'accatastamento proprio «per tutelare e valorizzare il patrimonio storico e artistico», poiché non ha senso equiparare gli immobili vincolati alle prime case: «Gli immobili vincolati devono avere un regime speciale in ragione del loro interesse culturale, a prescindere dalla loro destinazione». Da queste motivazioni, continua la lettera, nasce la proposta, recepita dal ministero dei Beni culturali di creare un gruppo catastale ad hoc per gli immobili vincolati. Altro «equivoco», «è che siano degni di tutela solo i beni storici in proprietà pubblica e non anche quelli in proprietà privata». L'Artbonus, dice Passi, prevede la detrazione dalle imposte per erogazioni liberali di privati a sostegno del patrimonio culturale pubblico. Viceversa, lo Stato ha “bloccato” i 100 milioni spettanti ai privati che hanno restaurato immobili storici aperti alle visite. Così, «i proprietari si sono indebitati credendo nell'impegno dello Stato di rifondere una percentuale dei costi... invece li abbandona e tartassa con imposte incostituzionali. Il vincolo di interesse culturale, che prescinde dalla proprietà privata o pubblica, non è uguale per tutti». In conclusione, «caro Presidente, non le chiediamo di cambiare idea; al contrario, le chiediamo di mantenere ferme le sue convinzioni. All'Expo lei ha dichiarato che "la cultura è un fattore di sviluppo economico”, ma soprattutto è “la carta d'identità di un Paese”. Ha parlato del piano che “permetterà di combattere la disoccupazione giovanile”, con nuovi impieghi nella cultura. Anche castelli e ville, se resteranno “in piedi” e aperti al pubblico, possono dare lavoro ai giovani. Sono sue parole: “La cultura salverà l'Italia”. Ma l'Italia salvi la cultura, tramite una tassazione equa».